Polemiche a Fermo. Daino Shoes avvia mobilità (“Per salvare il 70% della forza lavoro”), CGIL e CISL lanciano accuse di delocalizzazione (e non solo)

A Fermo scontro frontale tra il calzaturificio Daino Shoes (brand: Donna Più) di Rapagnano e i sindacati. Nei primi mesi del 2016 l’azienda ha intrapreso un percorso di riorganizzazione per salvarsi dalla crisi e non avrebbe la necessaria liquidità per continuare a pagare i suoi 90 dipendenti, visto il crollo del fatturato e la difficoltà di accedere a nuovi investimenti. Il 14 giugno scorso ha presentato una richiesta di mobilità per 26 dipendenti e vorrebbe usufruire della Cassa Integrazione Straordinaria per crisi aziendale della durata di 12 mesi. Femca-Cisl e Filctem-Cgil non avallano la domanda perchè, secondo loro, l’azienda, rea di scarsa programmazione, starebbe delocalizzando il reparto orlatura, penalizzando i lavoratori che si troverebbero con una cassa integrazione a zero ore e senza anticipo, tagliandoli fuori dalle trattative per tentare un accordo con un “sindacato di comodo”. Per Mario Di Felice, che parla a nome del calzaturificio rapagnanese: “Non c’è nessun ricorso alla delocalizzazione come non c’è nessun sindacato di comodo. Sono stati gli stessi dipendenti a rivolgersi alla UIL che è legittimamente intervenuta nella trattativa. La decisione serve per mantenere la produzione a Rapagnano e salvaguardare quantomeno il 70% dell’attuale forza lavoro”. (mv)

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