Piccoli laboratori o fabbriche su due piani, ma abusivi: nel napoletano è lotta alla contraffazione

A Mugnano (provincia nord di Napoli) i Carabinieri, in un’operazione congiunta con il Nucleo Tutela del Lavoro, hanno denunciato A. D’A., 46 anni, per smaltimento illecito di rifiuti speciali, utilizzo di colle e solventi non autorizzati, mancata iscrizione all’albo degli artigiani e impiego di 5 lavoratori in nero. All’uomo, titolare di un’azienda calzaturiera, è stata anche inflitta una sanzione amministrativa da 42.000 euro. L’operazione (datata 26 novembre) è venuta a capo di una settimana molto intensa nella lotta all’abusivismo e alla contraffazione nel capoluogo campano. Il 24 novembre agenti della Polizia di Stato hanno individuato nel cuore della città un laboratorio (due gli arrestati, entrambi provenienti dal Marocco) dotato di strumenti per la cucitura di etichette e la stampa a caldo. I brand contraffatti andavano da Louis Vuitton a Nike. Ancora prima, il 22, a San Giuseppe Vesuviano Polizia Municipale e Asl hanno scoperto un opificio gestito da una donna cinese (una vera e propria fabbrichetta su due piani), con allaccio abusivo alla rete elettrica e dove gli operai (per lo più clandestini) lavoravano e dormivano negli stessi ambienti assediati dai topi. Prima ancora a Terzigno (ancora nella provincia vesuviana) la Polizia Locale ha smantellato un laboratorio clandestino in un appartamento sprovvisto del certificato di agibilità dove si confezionavano abiti in pelle. Denunciati un uomo cinese, titolare dell’attività, e la donna italiana proprietaria dell’immobile. (rp)

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