Pur tra terrorismo e instabilità, nel 2016 il lusso non molla (+4%). E fino al 2020 cresce ancora

Non è stato un anno facile per i consumi. Terrorismo, instabilità geopolitiche e tensioni su alcuni mercati chiave hanno complicato la vita all’industria del lusso. Che, però, a conti fatti non solo scopre di aver assorbito il colpo, ma anche di essere cresciuta. Secondo l’indagine condotta da Bain & Company per Fondazione Altagamma, il mercato dei luxury goods a fine 2016 avrà mosso un giro d’affari da 1.081 miliardi di euro, vale a dire in crescita del 4% a cambi costanti rispetto all’anno precedente. Un po’ peggio ha fatto il comparto del personal luxury (in cui rientrano beni quali l’abbigliamento, la pelletteria e la calzatura) che si attesta a 249 miliardi e perde l’1%. Il riscatto, però, è a portata di mano. Secondo la stessa indagine, i consumi d’alta gamma per la persona nel 2017 segneranno il +3%, mentre entro il 2020 si attesteranno a 285 miliardi annui di fatturato. Per il sistema del lusso Made in Italy, che oggi vale una quota di 100 miliardi del valore totale, l’occasione è ghiotta: entro il 2025 lo Stivale può incrementare il proprio giro d’affari del 50%. Per riuscirci, secondo il presidente di Fondazione Altagamma Andrea Illy, sono quattro le sfide da vincere: “Saper incontrare i gusti dei nuovi consumatori, i Millennial – ha spiegato –; sfruttare al meglio la nuova distribuzione omnicanale; declinare al meglio nei suoi prodotti le innovazioni tecnologiche e rivedere i modelli governance: l’85% delle aziende italiane sono familiari, mentre i due terzi di queste sono anche a conduzione familiare”. (rp)

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