“Il punto è riconoscere che la donna può dare un contributo alla pari”: Amalia Lieta Smajato, Calzaturificio Valbrenta

Le calzature Valbrenta sono un’icona di stile per le donne di tutto il mondo da oltre mezzo secolo, ma il loro successo non è frutto solamente del gusto femminile. Fondata negli anni Cinquanta dai fratelli Smajato, oggi l’azienda è condotta dalla seconda generazione composta da Paola, Renzo, Katia, Ivano e Amalia Lieta. Proprio quest’ultima evidenzia come il segreto per far girare al meglio gli ingranaggi sia la condivisione delle capacità di uomini e donne.
Signora Smajato, la vostra è un’azienda fondata da uomini che nel corso degli anni ha visto una presenza sempre maggiore delle donne al suo interno. Com’è cambiato il loro ruolo?
“In realtà la presenza delle donne c’è sempre stata, solo che in passato avevano un ruolo forse meno da protagoniste. Oggi i tempi sono cambiati e alcuni pregiudizi che esistevano nella società nei confronti delle donne sono caduti, mentre sono emerse le loro capacità. Qualche ostacolo resta, ma vedo un sostanziale equilibrio. In generale, credo che se ci sono competenze e autorevolezza, il riconoscimento del ruolo della donna in ambito economico, lavorativo, professionale, sociale e politico avvenga”.
Ha mai pensato che il fatto di essere donna le consentisse di portare un elemento nuovo e aggiuntivo nel suo lavoro?
“Non la metterei su un piano di contrapposizione. Direi che c’è una diversa sensibilità e queste caratteristiche vengono affermate sul piano professionale, ma senza la presunzione di pensare che uno sia migliore o peggiore dell’altro. In alcuni casi le donne semplificano di meno, ed è un vantaggio, ma in altri casi la capacità di semplificare degli uomini consente una minore dispersione delle energie. Il punto è arrivare a riconoscere che la donna può dare un contributo alla pari: uomini e donne sono fatti per completarsi”.
La vostra azienda ha clienti in tutto il mondo. Nota delle differenze nel rapportarsi con le donne da Paese a Paese?
“Credo che questo dipenda dal livello culturale della persona che si ha di fronte. Si tratta di un tema che forse va al di là dell’esperienza personale e coinvolge grandi temi come la globalizzazione e il condizionamento dato da esperienze di diversa natura, tra cui anche fattori religiosi”.

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