Calzatura italiana: il quadro dell’export regionale (che premia, Veneto, Lombardia e Puglia) e il dibattito marchigiano

Primo trimestre 2018: l’export calzaturiero premia Veneto (+3,8%), Lombardia (+8,4%) e Puglia (+8,5%), ma boccia Marche (-3,9%) e Campania (-13,7%), negative anche nel 2017, a cui si sono aggiunte Toscana (-2,5%) e Emilia Romagna (-11,7%). Per le Marche continua la discesa in una situazione che, invece di avviarsi verso un miglioramento, sembra aggravarsi sempre più, anche considerando i dati negativi dell’export verso la Russia che invece aveva chiuso il 2017 in recupero. “La situazione è critica. Continuiamo a registrare abbassamenti di fatturato e cali di mercato. La Russia non è in ripresa (-10% nei primi tre mesi 2018), inutile raccontare una storia diversa” ha detto il vicepresidente di Confindustria Centro Adriatico Giampietro Melchiorri, che punta sulle seguenti azioni: ammortizzatori sociali (la più urgente), politiche per l’internazionalizzazione e nuovi mercati (a medio termine), formazione, tutela del made in Italy (a lungo termine). Senza dimenticare la richiesta di area di crisi complessa inviata al MISE dalla Regione Marche e sottolineando “la necessità di promuovere anche iniziative di incoming per avvicinare i buyer al Fermano, aiutando le imprese che non riescono più ad andare nel mondo e facendo squadra con i consorzi che esistono, con i colleghi di Macerata e insieme agli artigiani” ha ribadito il presidente dei calzaturieri di Confindustria Centro Adriatico Enrico Ciccola. (mv)

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