Chapter 11 per le scarpe di Rockport: sul gruppo calzaturiero USA pesa la lunga e sofferta separazione da Adidas

Dichiarazione di bancarotta “con soluzione allegata”. Rockport Group ha comunicato di aver fatto ricorso al Chapter 11, ma ha anche dichiarato di aver ceduto a CB Marathon Opco, affiliata di Charlesbank, tutti i beni. Charlesbank fungerà da “stalking horse bidder” in un processo di vendita supervisionato dal tribunale. In gergo finanziario lo stalking horse bidder è l’azienda che solo nominalmente partecipa all’asta degli asset in bancarotta, con una cifra concordata che ha un unico scopo: evitare una corsa al ribasso quando comincia l’asta vera e propria. Rockport, di West Newton, Massachusetts, è un’azienda di produzione e vendita di calzature uomo e donna dei marchi Aravon, Dunham, Rockport e la famosa Rockport Cobb Hill Collection. Fu fondata nel 1971, poi passò sotto la proprietà di Reebok nel 1986. Successivamente Reebok e le sue sussidiarie furono acquisite da Adidas (2005). Ad agosto del 2015 Rockport passò alla società di investimenti privata Berkshire Partners (tra gli investitori New Balance Holding) per un valore stimato di 280 milioni di dollari. Secondo quanto dichiarato a Footwear News dal CFO ad interim, Paul Kosturos, sono proprio gli strascichi di quest’ultima transazione ad aver pesato sull’azienda: “La separazione da Adidas non è stata completata fino a novembre 2017 (oltre due anni dopo la cessione, ndr) e si è dimostrata più complessa e costosa del previsto. Inoltre, Rockport ha incontrato difficoltà operative durante lo sviluppo iniziale della propria rete logistica che ha avuto un impatto negativo sulle entrate”. Tra i motivi del dissesto anche la forte concorrenza, i risultati sotto le attese dei negozi e i problemi con la supply chain. (mv)

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