Il “nude”, secondo Kahmune, deve “celebrare la diversità della carnagione umana” con un progetto di scarpa made in Italy

“Il mio obiettivo è garantire che tutte le donne abbiano prodotti “nude” che celebrano la diversità della carnagione umana. Sono orgogliosa di essere uno dei pochi marchi di fascia alta che offre un prodotto adatto a tutti i toni della pelle”. Scrive questo, sul suo sito, Jamela A Acheampong presentando il suo progetto calzaturiero. Si chiama Kahmune e nasce nel febbraio 2016, quando l’imprenditrice nota “sui social una foto dell’influencer Kim Kardashian con vestito e scarpe il cui colore è definito nude”. Per Jamela A Acheampong, che è nera, “il termine nude rispecchia un’altra tonalità di pelle”. Scopre così che nella moda il termine “nude” corrisponde “sempre a tonalità beige chiaro”. E decide di correre ai ripari, creando un brand dove il concetto di “nude” è declinato su 10 possibili sfumature della carnagione. Per raggiungere il suo scopo si rivolge alla manifattura italiana che fornisce al brand britannico il conciato e che gli confeziona calzature posizionate sul segmento premium. Quella di Jamela A Acheampong e di Kahmune, per molti media, è un’esaltazione della diversità umana, una sorta di “educata sfida lanciata al fashion system” anche nei modi in cui si interfaccia con le sue clienti: online, realizzando modelli su misura (se necessario su appuntamento), inviando a domicilio (al costo di 3 euro) la cartella colori composta da 10 ritagli di pellame.

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