La strategia autarchica di Allen Edmonds: “Made in USA è meglio”, ma per i consumatori vince il prezzo

Quanto vale il made in? Il consumatore finale quanto è disposto a sborsare per avere un paio di scarpe prodotte nel Paese dove vive? Se lo sono chiesto negli Stati Uniti i calzaturieri di Allen Edmonds che hanno utilizzato questa leva di marketing per valorizzare la propria storia produttiva, da 96 anni caratterizzata dall’essere made in USA e specializzata in collezioni maschili. Obiettivo: ampliare il target di clientela facendo capire il perché va comprata una scarpa “nazionale” che costa 425 dollari al posto di un modello simile che ne costa 118, ma è confezionato nel Far East. La notizia, con relativo approfondimento, arriva dal Wall Street Journal che ha riportato un sondaggio Reuters/Ipsos dello scorso luglio per mettere in evidenza come la provenienza di capi di abbigliamento, calzature e “altri accessori” conti molto in linea di principio, ma perde appeal quando per il consumatore arriva il momento di aprire il portafoglio. Per il 70% degli intervistati è “molto importante” o “un po’ importante” acquistare beni prodotti in America, ma solo il 21% sarebbe disposto a pagare il 10%. Si scende al 7% considerando la possibilità di spendere il 50% per un articolo “autarchico”. Numeri che non scoraggiano Allen Edmonds il quale ritiene, scrive WSJ, “di promuovere davvero l’artigianato americano” ha dichiarato il presidente Malcolm Robinson che considera come competitor “solo” i calzaturieri italiani. Allen Edmonds impiega 280 persone e gestisce 79 negozi. Erano 18 nel 2006. (mv)

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