Obuv: qualcosa si muove per la scarpa italiana, ma “la Russia vuole qualità a prezzi stracciati”

Made in Italy sì, “ma a prezzi turchi”. Oggi a Mosca, per la seconda giornata di Obuv, si respira un’aria meno pesante rispetto al deludente debutto di ieri. Ma, insieme ai visitatori sono entrate in fiera anche le questioni che da anni caratterizzano il mercato russo della calzatura (livello medio alto e alto), ma senza brand. “Il problema del prezzo è sempre attuale. I compratori cercano l’occasione, il made in Italy a un prezzo basso. Inoltre, i negozi in Russia hanno venduto poco per cui i commercianti comprano solo quando fiutano un affare che valutano molto conveniente” ci ha detto Enrico Barbato di Accademia Shoes (Fossò-Venezia). Una linea di comportamento confermata dal marchigiano Marino Fabiani: “Generalmente vanno in cerca di articolistica bella, di ottima qualità a prezzi stracciati. O trovano colleghi che hanno bisogno di vendere e, quindi, accettano le loro condizioni o trovano prodotti non 100% made in Italy che hanno un prezzo di partenza più basso”. Per la lombarda Sara Galli (calzaturificio Brunate), che offre linee di scarpe più casual “gli ordini sono ridimensionati. Si lavora, ma si fa una gran fatica. Personalmente, con i miei articoli, non ho il problema del prezzo. Il fatto è che la Russia non fa eccezione e, come tutti gli altri mercati del mondo, registra vendite di scarpe al rallentatore”. (mv)

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