Obuv, ultimo giorno: Mosca conferma le incertezze della vigilia. “Speravamo di fare di più, ma non c’erano le condizioni”

E anche per Obuv venne l’ultimo giorno. La fiera moscovita della calzatura chiude oggi, confermando le incertezze della vigilia. Obuv è partita molto a rilento (lunedì) per poi recuperare leggermente nei giorni successivi, ma non in modo “soddisfacente”, dicono gli espositori. “I clienti sono diminuiti, avevano poca voglia di comprare e cercavano prodotti a basso prezzo. Devo ripetere quello che è stato già detto e ripetuto più volte in occasione di altre manifestazioni, ma questa è la realtà” conferma Andrea Brotini (Pakerson), vicepresidente Assocalzaturifici. Sulla stessa linea Arturo Venanzi, co-cordinatore del Laboratorio Russia e CSI di Assocalzaturifici: “Obuv è stato in linea con aspettative non certo ottimistiche. Il numero dei buyer presenti credo sia stato più o meno quello della scorsa edizione e quindi in diminuzione rispetto all’edizione di un anno fa. È diminuita anche la loro qualità: cercano prezzi sempre più appetibili e hanno scritto meno ordini rispetto all’edizione di 12 mesi fa. Purtroppo, devono fare i conti con una situazione che non li agevola, causata dalla svalutazione del rublo, dall’aumento dei costi di trasporto e dazi della dogana e da una stagione estiva le cui vendite sono state inferiori alle previsioni. Certo, c’era la speranza di fare qualcosa in più, ma, francamente, non c’erano le condizioni”. A rinfrancare il morale degli espositori non è bastata la visita di ieri mattina del premier Giuseppe Conte. “In lui abbiamo trovato un interlocutore attento e sensibile alle nostre problematiche” ha detto la presidente di Assocalzaturifici Annarita Pilotti che ha spiegato a Conte le difficoltà dei calzaturieri italiani: “Nel 2013 esportavamo in Russia calzature per 600 milioni di euro, ma nel 2017 siamo scesi a 340 milioni, con una perdita del 40% in cinque anni. Il prodotto italiano è il migliore per qualità, ma risulta poco competitivo sul mercato per via degli insostenibili costi del lavoro” Riguardo la situazione del settore, Pilotti afferma che è “in ginocchio” e chiede l’intervento del Governo anche per la questione made in: “Il nostro non è un appello ma un grido di aiuto” conclude Pilotti. (mv)

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