Il parricidio di Vivarte: il gruppo francese (in crisi) mette in vendita André, il brand da cui è nato

Il caso Vivarte finisce sui tavoli del Governo francese. Il gruppo Vivarte, che ha generato nell’anno fiscale 2015/2016 un fatturato di 2,2 miliardi di euro, 8% in meno rispetto al precedente, ha infatti annunciato un vasto piano di ristrutturazione al fine di poter coprire il debito di 1,4 miliardi di euro. Dopo aver annunciato la messa in vendita di Pataugas, Chevignon e Kookai, sono sul mercato anche Naf Naf e André. Naf Naf (150 milioni di euro di fatturato, 200 negozi, 1.200 dipendenti) è la società più internazionale di Vivarte. André (104 milioni di euro di fatturato, 100 negozi, 750 dipendenti) è il padre della Vivarte, che è stata chiamata Groupe André fino al 2001. Rumors transalpini vorrebbero interessato all’acquisto Christophe Descours, nipote di Jean-Louis Descours, presidente di André dal 1960 al 1996 ma nella lista dei possibili buyer figura anche lo stesso Patrick Puy, ad di Vivarte, che non ha confermato ma ha annunciato novità a breve. Puy confida di collocare Pataugas a marzo, Chevignon ad aprile e Kookai prima dell’estate. Il piano prevede la chiusura di 147 dei 680 punti vendita La Halle aux Chaussures. Questa insegna si fonderà con La Halle aux Vêtements, con 80 licenziamenti previsti nelle due società che impiegano 520 dipendenti. L’ultima fase della ristrutturazione prevede l’eliminazione di 132 delle 230 posizioni dei servizi centrali del gruppo: 36 saranno ridistribuite nelle società controllate, 39 in outsourcing, con 57 licenziamenti. Il rilancio di Vivarte punterà sulle insegne La Halle (460 milioni di euro, 480 negozi e 4100 dipendenti), Besson (244 milioni di euro e 130 punti vendita), San Marina (124 milioni di euro, 250 negozi), Minelli (122 milioni di euro e 281 negozi), CosmoParis (16,5 milioni di euro e 80 punti vendita) e la griffe di prêt-à-porter Caroll (213 milioni di euro, 330 negozi) che sarà la perla del gruppo. (mv)

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