Subbuglio vietnamita: export calzaturiero in calo da 3 mesi. La causa: “È in corso una delocalizzazione interna”

Da luglio a settembre 2018, l’export vietnamita di scarpe e di abbigliamento in pelle è calato perché le manifatture si stanno spostando dalle città alle zone centrali e settentrionali del Paese dove ci sono migliori condizioni rispetto alla capitale e dintorni. Lo si legge sulla testata online SGGPnews, che segnala come l’export di calzature sia sceso dell’1% a settembre, del 2% ad agosto e del 3,4% a luglio. Nguyen Binh An, segretario generale della Vietnam Cotton and Spinning Association, ha affermato che “l’industria della pelle ha bisogno di molti lavoratori, mentre nella capitale Ho Chi Minh City la manodopera qualificata scarseggia, i costi per costruire un fabbricato industriale sono troppo alti rispetto ad altre zone del Paese e le aree ancora edificabili sono difficili da trovare”. Così le aziende si stanno trasferendo nelle aree centrali e settentrionali dove trovano una maggiore disponibilità di terreni e lavoratori, a costi notevolmente inferiori. Sul fronte internazionale, invece, le aziende vietnamite si aspettano “un futuro roseo grazie agli USA con i quali è in vigore l’accordo di libero scambio”. Inoltre, i prodotti made in Vietnam dovrebbero avanzare sul mercato USA beneficiando della guerra dei dazi tra Stati Uniti e Cina. Più a lungo termine, Ho Chi Minh City sta portando avanti un piano per lo sviluppo dell’industria tessile e della pelle fino al 2020 con prospettive fino al 2030. Prevede l’istituzione di un centro di design per la moda e la formazione di una rete formata dalle aziende delle province limitrofe per agevolarle nell’utilizzo di terreni e manodopera a basso costo per aumentare il valore del settore. Inoltre, verrà richiesto il sostegno del governo per l’accesso al credito delle piccole imprese e per la riduzione del commercio illegale. (mv)

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