Il dilemma di Xi, che con Evergrande si gioca l‘economia globale

Il dilemma di Xi, che con Evergrande si gioca l‘economia globale

Il Financial Times lo chiama “il dilemma di Xi Jinping”, perché dalla gestione del caso Evergrande dipendono molte vicende. Di economia interna e di leadership internazionale della Cina, certo, ma anche del presidente cinese in persona, in vista del congresso del Partito Comunista Cinese dove si giocherà la rielezione. Sul numero 10 de La Conceria abbiamo preferito parlare di “enigma di Xi”. Perché a Pechino non si gioca solo la partita Evergrande, con le sue ricadute sul piano finanziario. I dossier sono tanti, dalla riforma del fisco ai consumi, e chiamano in causa il fashion system globale.

Il dilemma di Xi

È Kevin Rudd, ex premier australiano, a fare il punto per FT sui problemi di Xi Jinping. La questione Evergrande ha un duplice valore. Domestico, per la moltitudine di soggetti ed enti, dalla finanza ai fornitori, passando da chi ha comprato casa e ne aspetta consegna, le cui sorti dipendono dal colosso cinese. E internazionale, perché una crisi finanziaria rovinerebbe la reputazione e il dominio economico di un Paese con presunzione di leadership mondiale. Il presidente cinese ha tre opzioni, sostiene Rudd. Lasciare che Evergrande fallisca per dare un segnale all’intero settore privato. Assumersi l’onere di puntellare l’holding, proprio in ragione della sua grandezza. Infine smembrarla, affidando la gestione dei diversi rami di attività ai vari creditori, così da punire i vertici di Evergande ma evitare una crisi generalizzata e a cascata.

 

 

Non è così facile

L’ultima opzione sembra la più verosimile, sostiene Rudd. Ci sono numerosi precedenti, come quello nel 2018 del gruppo assicurativo Anbang, di fallimenti pilotati dallo stato, di gruppi privati prima condotti sotto il controllo dello Stato e poi ristrutturati. Ma l’ex premier australiano ritiene anche che Pechino non possa continuare a esercitare un tale controllo sull’economia senza che ci siano comunque ripercussioni. Ci sono altri gruppi privati in crisi di liquidità, ammonisce. Uno di questi, i lettori de La Conceria lo conoscono bene, è Shandong Ruyi, l’holding partita per diventare l’LVMH cinese e ora sommersa di debiti. È di questo che vi parliamo sul numero de La Conceria in distribuzione. Perché i brand del lusso e del premium, anche in conseguenza della pandemia, investono sulla Repubblica Popolare, motore dei consumi. Ma lo scenario non è così facile: è, al contrario, pieno di incognite.

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