È il momento di Hermès, che sta battendo tutti i concorrenti non tanto nelle vendite, ma soprattutto nelle prospettive. E, se il sorpasso alla Borsa di Parigi ai danni di LVMH è di grande valore sia simbolico che pratico, c’è un valore in particolare sul quale la griffe della Carrozza fa meglio non solo della holding che fa capo alla famiglia Arnault. Ma anche di aziende in grande spolvero come Cucinelli o in ripresa come Burberry. È il rapporto tra utile totale e numero dei dipendenti.
Il valore
Come scrive Moneta, inserto economico-finanziario dei quotidiani del gruppo Angelucci (il Giornale, Libero, Il Tempo), analisti e investitori non hanno smesso di leggere le solite voci di bilancio per valutare le prospettive di un titolo. Ma ora fanno sempre più attenzione al rapporto tra utili e forza lavoro. Perché? “È un modo per capire quanta parte del profitto sia generato da ciascun addetto ogni anno”. Nonché per “comprendere quale sia il livello di efficienza e di resilienza dell’azienda in relazione a eventi traumatici che potrebbero interrompere il ritmo di crescita”.
Qui Hermès sta battendo tutti
I numeri parlano chiaro. Nel 2024 Hermès ha generato “un utile netto di 182.768 euro per ciascun dipendente – si legge su Moneta –. È un valore tre volte superiore a Richemont e a LVMH e quasi sette volte più di Dior”. Hermès vanta un organico di 25.185 dipendenti che generano un utile netto totale di 4,6 miliardi: “In pratica, produce beni per 524.022 euro all’ora e oltre 12 milioni al giorno”. E gli altri? “Richemont, che ha una forza lavoro più numerosa (37.117 persone), nel 2024 ha generato un utile netto di 2,4 miliardi e quindi registra un utile netto annuo per dipendente pari a 63.637 euro – cita Moneta a mo’ di esempio –. Ben diversa la situazione di LVMH, che con i suoi 215.000 dipendenti raggiunge un utile netto annuo pro capite di 58.372 euro”.
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