India, il Governo prima affossa la pelle con la demonetisation, poi abbassa le tasse per salvare il lavoro

Il motto pare essere “salvare il salvabile”. Il pacchetto di misure allo studio del Ministero per il Commercio e l’Industria indiano parte dal rimborso delle tasse già prelevate e arriva all’abbassamento della pressione fiscale per alcuni settori produttivi entro il 5-9%. Per iniziare, intanto, si valuta l’esenzione delle imposte per inizio 2017. Tra le industrie che beneficeranno del mega-bonus fiscale c’è anche quella della pelle, chiamata a salvaguardare i livelli occupazionali sin qui garantiti. Le proposte del ministero saranno valutate a breve dalla commissione per le tasse su beni e servizi. Nuova Delhi corre ai riparti. Le fonti governative non lo dicono esplicitamente (mentre i quotidiani economici locali come Money Control, sì), ma se la manifattura del Paese asiatico ha bisogno di grosse esenzioni fiscali per ripartire dipende dalla demonetisation, la mossa con la quale l’8 novembre il premier Modi ha dichiarato fuori corso le banconote da 500 e 1000 rupie, cioè i tagli che rappresentavano l’86% della valuta in circolazione in India. Le intenzioni politiche della scelta erano combattere la corruzione e l’economia sommersa. Il risultato è stato, invece, paralizzare un sistema industriale ancora centrato su aziende di medie e piccole dimensioni, dove i pagamenti a fornitori e dipendenti, nella maggioranza dei casi, avvengono cash. Sugli effetti della demonetisation sul PIL indiano si sono lette più previsioni: secondo l’Asian Development Bank bisogna aspettarsi che le proiezioni di crescita indiane siano disattese, mentre la Reserve Bank of India in maniera più prudente preferisce dire che le conseguenze negative sono solo transitorie. Per l’area pelle non va meglio. Secondo un sondaggio di metà dicembre della Camera di Commercio e dell’Industria (Assocham) tra 100 concerie indiane la produzione è crollata del 60% in due mesi, con difficoltà nell’approvvigionamento di materia prima e ordini internazionali rifiutati perché impossibili da soddisfare. La demonetisation ormai è conclusa: il termine per i cittadini per cambiare la vecchia valuta è scaduta il 30 dicembre. Secondo The Sauer Report, però, per l’area pelle indiana il peggio non è ancora alle spalle. Nei distretti di Chennai e Ambur la produzione è ancora lenta. Le giornate lavorative chiudono con lunghe file ai bancomat, mentre alcuni calzaturifici pagano i dipendenti con buoni spesa per i negozi alimentari. L’intera filiera, dai grezzisti ai chimici fino agli accessoristi per il prodotto finale, è in crisi di liquidità. I più credono che la soluzione ai problemi sia nei mercati internazionali e auspicano che il Council for Leather Export sviluppi nuove relazioni commerciali.

CONTENUTI PREMIUM

Scegli uno dei nostri piani di abbonamento

Vuoi ricevere la nostra newsletter?
iscriviti adesso
×