India, il Governo rovina la concia con le nuove tasse, ma promette sostegno all’export

Il nuovo regime fiscale, in vigore dallo scorso luglio, tiene ancora sul piede di guerra la conceria indiana. Una delle associazioni di categoria (CLE, Council for Leather Exports) ha scritto al Governo per protestare contro una riforma che, nell’intenzione di uniformare a livello nazionale un sistema di tassazione differente per regioni e categorie, ha alzato i livelli del prelievo fiscale e (come letto in rassegna stampa già nei mesi scorsi) costretto a emergere transazioni lungo la filiera della pelle (soprattutto a monte e a scarso valore aggiunto) fin qui relegati nell’economia informale. Non si sa se Nuova Delhi accoglierà le lamentele sul regime fiscale, ma potrebbe comunque venire incontro alle concerie. L’area pelle dovrebbe rientrare tra i settori industriali che beneficeranno delle misure governative a sostegno dell’export indiano (in calo del 3,9% nei primi 8 mesi dell’anno anche per il rafforzamento della rupia). Intanto i residenti di Ambur (stato di Tamil Nadu) si scagliano contro il locale polo della concia e della produzione di articoli in pelle, accusato di aver inquinato il fiume Palar e le aree circostanti in spregio alle disposizioni di legge e al controllo delle autorità preposte. La vicenda promette un seguito legale: secondo la stampa indiana, sarebbe già stata presentata una denuncia al Tribunale per i Reati Ambientali (National Green Tribunal).

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