“Idealmente vorrei chiudere la carriera qui, del resto dove potere andare dopo Gucci?” si chiede Patrizio Di Marco (nella foto), da quattro anni presidente dell’azienda fiorentina dove è arrivato dopo otto anni a Bottega Veneta. La frase conclude la presentazione del bilancio 2012 e le prospettive di crescita. “Gucci ha potenzialità da esprimere, abbiamo una lunga strada davanti” prosegue Di Marco.
Nel 2012 il brand di Ppr ha incassato 3,64 milioni (+15,8% rispetto al 2011), risultato che onora il suo presidente, che nel 2009 iniziò con una cifra inferiore del 60%. I ricavi sono cresciuti del 17,7% (1,26 miliardi).
L’Asia resta il mercato principale (37%, in crescita del 5,5), tiene bene l’Europa (+9,2%) che incide per il 27% degli incassi totali, ma la crescita maggiore proviene dagli Usa (+13,4%) oggi terzo mercato col 19% delle vendite. Gucci in Giappone (+5%) realizza l’11% del fatturato, del quale la pelletteria costituisce il 59% (+15,4%). Quest’ultima resta il cuore della produzione seguita da calzatura (13%, +15,8) e ready-to-wear (12%, +13.6). Gucci gestisce 429 negozi diretti, che sommati all’e-commerce tramite il sito aziendale contano per il 75% del fatturato globale.
In una intervista a Woman Wear Daily, il quotidiano statunitense della moda, Di Marco sostiene che la sfida futura sarà “riuscire a comunicare ai propri clienti”. L’azienda fiorentina dal 2009 ha iniziato a far girare nel mondo l’immagine dal vivo della produzione, con una serie di circa 20-30 workshop all’anno (“L’angolo dell’artigiano”), in cui mostrare nei propri negozi il processo di manifattura degli artigiani aziendali, le cui storie Di Marco intende “raggruppare e mostrare sul sito internet”. La trentina di eventi ha aiutato “a enfatizzare il messaggio che Gucci è una grande azienda, ma che ancora ha degli artigiani pronti a creare per te”. (p.t.)
