Mentre Bain&Co ha peggiorato le stime sul lusso per il 2025 (-2/5%), Bernstein ha avuto un sussulto di ottimismo e le ha migliorate. Se prima prevedeva un calo delle vendite del 2% rispetto al 2024, ora s’aspetta un anno in pari coi risultati di quello precedente. Ad influire sulla decisione l’allentamento delle tensioni tra USA e Cina. I margini delle aziende del lusso restano comunque sotto pressione: Bernstein ne vede tre in posizione preferenziale.
Il sussulto di ottimismo
È la distensione dei toni nella Trade War, sperando che non sia momentaneo, a rasserenare le stime di Bernstein. Il miglioramento è evidente soprattutto rispetto “allo shock iniziale del Giorno della Liberazione (2 aprile, ndr), ma che lascia la situazione peggiore rispetto a quella di inizio anno – è la valutazione di Bernstein secondo quanto scrive Fashion Magazine –. Il contesto per una svolta nel settore del lusso, in particolare per i marchi già deboli o in difficoltà, resta difficile”. Gli analisti di Bernstein sostengono che si sia compiuto “un passo indietro dall’orlo del baratro nell’anno fiscale 2025”, vista la sospensione per 90 giorni dei dazi al 145% che l’amministrazione Trump intende applicare sull’import dalla Cina. Sospensione condita dalla presunta volontà di USA e Cina di provare a raggiungere un accordo commerciale.
I margini
In un altro report Bernstein prevede per il 2025 un’ulteriore flessione del ROIC (Return on Invested Capital- Rendimento sul Capitale Investito). È un indicatore finanziario che misura l’efficienza con cui un’azienda utilizza il capitale investito per generare profitti. Bernstein prevede che il ROIC del lusso scenda al 13,5%. “Le persistenti preoccupazioni relative al rapporto qualità-prezzo pesano sulla domanda e sui margini del lusso” così come le politiche commerciali degli Stati Uniti pesano sul benessere dei consumatori e sulla domanda di lusso. In un simile contesto di incertezza, gli analisti privilegiano le società con marchi forti che sono al centro dell’attenzione nelle rispettive categorie. Chi? Moncler (outerwear), Richemont (gioielleria) e Hermès (pelletteria). Non Prada che dovrà investire su Versace proprio quando lo slancio di Miu Miu potrebbe perdere vigore. (mv)
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