La pelletteria fiorentina in equilibrio demografico: nel secondo trimestre 86 aziende nascono e 90 chiudono

È ancora statica la situazione per la pelletteria in provincia di Firenze. Il comparto procede a singhiozzo e vede una crescita del numero delle aziende, controbilanciata dalla cessazione di molte attività. A dirlo è l’analisi incrociata tra i dati provenienti dalla Camera di Commercio di Firenze e quelli elaborati dall’Archivio associati CNA Firenze inerenti al settore della pelletteria per gli anni 2016 e 2017. Il momento di stallo è inoltre avvalorato anche dai dati nazionali diffusi dall’ISTAT, riferiti a luglio 2017, che vedono, in un ambito di forte crescita della produzione industriale (+4,4%), una lieve flessione (-0,5%) del settore delle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori. Confrontando l’andamento delle imprese fiorentine dei primi due trimestri del 2017 con quelli del 2016, emerge il significativo dato delle cessazioni d’attività, che permangono in numero maggiore rispetto alle iscrizioni agli Albi della Camera di Commercio di Firenze. I primi tre mesi del 2016 vedevano 4.406 imprese attive nel settore della pelletteria a fronte delle 4.836 registrate, 141 iscrizioni e 170 cessazioni. Tracciando un confronto con gli stessi mesi del 2017, le cifre rimangono quasi le stesse (imprese registrate 4.838, attive 4.404), mentre il rapporto iscrizioni – cessazioni passa a 120 iscrizioni e 159 cessazioni. Dato leggermente negativo che si riconferma nel secondo trimestre 2017: a fronte di 86 nuove aziende iscritte, 90 sono le chiusure. Un contesto caratterizzato da un forte ricambio di imprese, ma ancora lontano da previsioni ottimistiche: “Si spera di uscire dalla crisi ma un po’ di tempo ci vuole – commenta Simona Innocenti, vicepresidente di CNA Firenze e presidente di CNA Federmoda Firenze-settore pelle -. Questi dati sono figli del passato. Le aziende sono arrivate senza ossigeno e in molte hanno chiuso. Quello che però percepisco nel distretto di Scandicci è una lieve ripresa. Si legge un movimento di lavoro, soprattutto legato alle griffe che vogliono investire nel territorio. C’è un ricredere nella formazione e nei giovani che hanno voglia di sporcarsi le mani”.  (mvg)

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