GST se la prende anche con Uber. Ma secondo gli analisti il rischio fallimento è solo colpa sua

La colpa è un po’ di tutti. Del mercato in calo e, ancor di più, della sharing economy. La stampa statunitense sta pubblicando un po’ alla volta i dettagli della richiesta di adesione al Chapter 11, l’amministrazione controllata secondo il diritto fallimentare USA, avanzata da GST Autoleather. Il big della pelle per automotive avrebbe motivato il proprio quadro debitorio (196 milioni di dollari) con le difficoltà seguite, a quanto si apprende, da “un indotto delle 4 ruote in calo del 4% nell’ultimo anno”. A frenare il mercato ci sarebbero l’impatto di “Uber e di altri servizi analoghi” di car sharing e car pooling: innovazioni digitali che non rendono più necessario per tanti consumatori l’acquisto di un veicolo nuovo. Ognuno è libero di pensarla come vuole. Ma un analista della società di consulenza Conway MacKenzie dà un quadro della situazione decisamente meno assolutorio per GST: “Era noto da tempo che l’azienda fosse in acque turbolente – dichiara a un quotidiano economico di Detroit –. Quando sei un’impresa col freno a mano tirato e problemi di liquidità, qualsiasi problema con i fornitori, e GST ne ha avuti, ti manda al tappeto”.

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