Inevitabilmente, l’uragano Sandy sconvolge la vita a New York e negli altri centri della costa orientale statunitense. Anche oggi scuole, uffici, Wall Street (alcune strade del Financial District sono sommerse da un metro d’acqua), i teatri di Broadway e ovviamente i negozi resteranno chiusi, ed è prematuro prevedere se la città domani sarà “Open for Business”.
Walter Loeb Associates, azienda di consulenza, indica in 350 milioni di dollari al giorno la perdita commerciale, 30 per la sola di New York. Chiusi i 21 punti vendita di Saks Fifth Avenue, la catena di magazzini John. R. Belk ha abbassato le saracinesche in diversi orari ieri, dalle 2 alle 5 del pomeriggio, Bergdorf Goodman ha inviato a casa i dipendenti domenica alle 5, così come Neiman Marcus (7 negozi, Boston ha chiuso ieri alle 11 del mattino), di pari passo i 130 di Macy’s e i 14 di Bloomingdale’s, inclusi tre outlets nel Northeast e nel Mid-Atlantic. Analoga la decisione di Coach. Bank Clothiers ha tenuto chiusi anche gli uffici del Maryland e i 49 negozi sino a Rhode Island e, ovviamente, i tre newyorkesi, dei quali uno a Times Square. Uffici vuoti e cancelli sbarrati in molti negozi di Kellwood Co., Fifth & Pacific (Kate Spade), The Jones Group (Brian Atwood, Nine West, Stuart Weitzman), Ralph Lauren, Calvin Klein, Donna Karan, Elie Tahari e Tommy Hilfiger, ma anche i 30 di Safilo. Siti come Net-a-porter hanno dovuto solo sospendere le consegne.
Delusi ieri i turisti su Madison Avenue e sulla Quinta, visto che l’uragano è arrivato a New York solo nel tardo pomeriggio, ma ad essere aperti erano solo i supermarket: lo shopping era l’ultima delle priorità del newyorkese. “Avrà un impatto gigantesco sui numeri di ottobre– ha affermato Danny Wasserman, proprietario di Tip Top Shoes a New York – . L’anno scorso durante l’uragano (Irene, ndr) gli affari sono andati benone”. (p.t.)
