La demonetisation affonda la concia indiana: produzione giù del 60% in poco più di un mese

Sta andando anche peggio delle aspettative più critiche: la produzione indiana di pelle è crollata di oltre il 60%, mentre i conciatori rifiutano gli ordini perché non potrebbero rispettarli. A metà novembre l’onda della “demonetisation”, la scelta del Governo Modi di ritirare nel breve giro le banconote da 500 e 1000 rupie (le più diffuse) per favorire la moneta elettronica, si è abbattuta sull’economia indiana, paralizzando ogni attività. A metà mese gli osservatori immaginavano che la manifattura, inclusa la concia, potesse perdere fino a 400.000 posti di lavoro. A fine novembre report aggiornati testimoniavano che il fenomeno era già in corso: l’impossibilità di pagare gli stipendi (spesso saldati alla giornata) stava facendo evaporare molti posti di lavoro ai bottali. Adesso un sondaggio condotto dall’Associazione indiana delle Camere di Commercio e dell’Industria (Assocham) tra le 100 principali concerie dei distretti di Agra, Chennai, Kanpur e Calcutta testimonia che la situazione si sta facendo grave. I conciatori affermano che la mancanza di liquidità non solo rende difficile il pagamento degli operai, ma anche quelli della materia prima e dei trasporti. La conseguenza è che la produzione è crollata del 60%, mentre la consegna di pelli grezze è crollata a seconda dei casi tra il 60 e il 75%. I due terzi degli intervistati dichiarano di star rifiutando ordini internazionali perché non sono più nelle condizioni di soddisfarli. Perché si torni a lavorare a pieno regime, sono necessari tra i 9 e i 12 mesi. (rp)

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