Cinesi irregolari in Riviera del Brenta, due aziende sospese

Laboratori cinesi della Riviera del Brenta sotto scacco nel maxi blitz avvenuto nella notte fra martedì e mercoledì scorso e che ha impegnato sei squadre investigative tra Ispettorato del Lavoro di Venezia e dell’Inps, Guardia di Finanza di Mirano e alcuni interpreti. Sono stati monitorati una quindicina di laboratori cinesi, inseriti nella catena produttiva del settore calzaturiero e di quello tessile, con un controllo scrupoloso soprattutto verso aziende che pochi mesi fa erano risultate chiuse. Il bilancio della nottata di controlli indica due attività sospese, una delle quali ospitava al proprio interno diversi lavoratori in nero. Molte le irregolarità rilevate, in particolare legate ai contratti di lavoro, con operai assunti tramite contratti occasionali o part time, mentre invece risultavano occupati per l’intera giornata. “Le ispezioni nei laboratori cinesi avvengono circa ogni sei mesi, il problema è che quasi sempre non troviamo la stessa azienda di prima, gli stessi lavoratori o gli stessi datori. Di certo in un momento di crisi come questo il fenomeno delle irregolarità è molto presente” ha dichiarato Franca Cossu, responsabile dell’Ispettorato del lavoro di Venezia. Marino Munerato, presidente dei calzaturieri della Confartigianato Imprese Veneto, è soddisfatto dell’operazione: «Il presidio e il controllo del territorio sono imprescindibili per far valere la legalità. Serve maggiore frequenza e soprattutto regole e norme più severe». In un decennio, il numero dei laboratori del tessile abbigliamento e calzature a conduzione cinese delle province di Venezia e Padova è passato da 236 ad oltre 900 con un aumento del 300%. Nello stesso lasso di tempo sono sparite oltre 500 imprese artigiane dello stesso settore. (mv)

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