Golden Goose tra mercato e finanza. Per il suo CEO Silvio Campara il marchio sta avendo successo “perché ascolta e osserva”. Parallelamente, mentre l’ipotesi IPO resta valida, Golden Goose emette bond per 480 milioni di euro con l’obiettivo di rifinanziare il debito.
Golden Goose emette bond per 480 mln
Dalla mattina del 6 maggio Golden Goose sta vendendo obbligazioni per 480 milioni di euro per rifinanziare il debito. La società si avvale, però, di un’opzione per riacquistare le obbligazioni nel caso di IPO nel 2026. Inoltre, sempre secondo Bloomberg, Golden Goose ha in programma di accantonare 100 milioni di euro per il pagamento di un dividendo ai suoi azionisti privati per l’esercizio finanziario 2025/2026. “La quotazione dell’azienda? Grazie al cielo è l’ultima delle nostre preoccupazioni. La nostra preoccupazione, invece, è essere a contatto con il consumatore”, ha commentato Campara con Radiocor a margine del Luxury Summit del Sole 24 Ore di oggi 7 maggio.
L’arte di saper ascoltare
“Non serve pagare miliardi uno stilista, perché nessuno sta aspettando i vestiti della sfilata – ha detto il CEO nella cornice della manifestazione –. Della collezione e della sfilata non frega più niente a nessuno: l’industria del desiderio è finita”. Per Campara il consumatore non vuol più apparire, ma appartenere, mentre un brand non deve far sognare, ma ispirare. “Hai gente in negozio? Si chiedono ora i CEO delle aziende del lusso” ha raccontato Campara, secondo cui “i dazi non sono un tema per l’industria italiana. Il problema è che non si ascolta il consumatore”. Campara ha citato l’esempio di Ralph Lauren, che non ha cambiato granché della sua strategia e stile. E ha incrementato le vendite solo grazie all’introduzione di una macchinetta per il caffè nei negozi. Così gli store hanno preso un’atmosfera casalinga e ciò ha attirato i clienti “che dopo essersi depressi digitalmente hanno voglia di essere presenti a livello fisico”. (mv)
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