I costi invisibili nella filiera della calzatura. Sono quelli dei materiali che assorbono il rischio climatico (alluvioni e ondate di caldo eccessivo, ecc.), i ritardi di fornitura e la volatilità finanziaria. Ma sono anche quelli per una crescente richiesta di trasparenza, tracciabilità e responsabilità delle emissioni. L’industria calzaturiera, per le sue peculiarità, è quella più esposta ad una serie di rischi e di cambiamenti normativi che ne rimodelleranno il suo futuro.
I costi invisibili
Per l’economista e stratega climatico Scott Kelly, della società inglese Risilience: “L’industria calzaturiera si trova al centro di molteplici rischi climatici convergenti. È esposta su tutti i fronti. Non solo a minacce fisiche – come ondate di calore, inondazioni e interruzioni della catena di approvvigionamento – ma anche alle crescenti pressioni di transizione in un panorama normativo in rapida evoluzione, oltre che dal controllo degli investitori al rischio di contenziosi e al mutamento del sentiment dei consumatori”. Kelly considera la calzatura uno dei pochi altri settori con tutta una serie di rischi da affrontare. E sono fattori che stanno ridefinendo il significato di restare competitivi. Lo riporta Footwear News.
I rischi climatici
Sulla base dei dati di Risilience, il settore calzaturiero è esposto in modo unico ai rischi climatici, a partire dall’approvvigionamento delle materie prime. Un singolo paio di scarpe può contenere decine di componenti, assemblati da filiere frammentate a livello globale e dipendenti da materie prime minacciate dal clima. La siccità, sempre più prolungata e grave, ad esempio ha ridotto le mandrie di bovini in alcune parti delle Americhe e dell’Africa, limitando l’offerta di pellame. Lo stesso si può dire del cotone e della gomma. Inondazioni e ondate di eccessivo caldo minacciano le aree dove è concentrata la produzione mondiale di scarpe.
Le sfide normative
Il secondo stress sulla filiera arriva dall’adozione di normative volte a garantire la trasparenza della produzione. Le aziende dovranno divulgare informazioni dettagliate sui propri prodotti, sulle emissioni e sui piani per mitigarne l’impatto. Al termine del ciclo di vita delle calzature c’è un’altra sfida che è quella legata al recupero dei materiali. “Miliardi di scarpe vengono scartate ogni anno e la stragrande maggioranza finisce in discarica o negli inceneritori. La maggior parte è quasi impossibile da riciclare. Progettata per prestazioni e prezzo, non per il recupero, la scarpa moderna resiste alla circolarità per definizione” sottolinea Kelly.
Le soluzioni
Per l’economista, le sfide e i rischi stanno aumentando e hanno già un peso effettivo sui costi. Cosa devono fare i marchi? “Agire con decisione, integrando la resilienza climatica nella loro progettazione, approvvigionamento e governance. Così, non solo mitigheranno i rischi, ma definiranno la prossima era di leadership nel settore calzaturiero” conclude. (mv)
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