I dati (tendenzialmente) positivi da Portogallo, Uruguay e Brasile

I dati (tendenzialmente) positivi da Portogallo, Uruguay e Brasile

C’è vitalità nelle filiere internazionali della pelle. Quasi in tutte. Perché se i dati di Portogallo e Brasile fotografano trend positivi sia dal punto di vista dei volumi di export che dell’occupazione, ci sono anche quelli che registrano fasi di difficoltà. È il caso dell’Uruguay.

 

 

I dati da Portogallo e Brasile

Be’, stando ai dati APICCAPS, nel 2022 il Portogallo ha conosciuto risultati da record. Il fatturato estero di calzature e articoli di pelletteria è cresciuto del 22,2% su base annua, toccando la soglia dei 2,35 miliardi di euro. Nel paniere lusitano la fanno da padrona le scarpe, che valgono da sole 2,01 miliardi di euro di export. Scarpe che sono in espansione sia in volume (76 milioni di paia, +10,5%) che in valore (+20,2%). Scorrendo le elaborazioni di Abicalçados si apprende che anche il 2022 brasiliano è stato positivo. L’export calzaturiero ha registrato il +14,8% in volume (141,9 milioni di paia) e, soprattutto, il +45,5% in valore (1,3 miliardi di dollari). Nello stesso anno la filiera ha generato oltre 24.000 posti di lavoro, arrivando a poco meno di 300.000 addetti.

L’Uruguay no

Non per tutte le filiere della pelle tira un vento così benevolo. La stampa locale riporta che il 2023 della pelle e del prodotto in pelle dell’Uruguay parte col piede sinistro. Il fatturato estero si attesta nel mese di gennaio a quota 10 milioni di dollari, il 26% in meno su base annua. Il riflesso negativo si vede anche a monte, nella zootecnia uruguaiana: l’export di carne bovina nello stesso mese ha segnato il -39%.

Foto da Abicalçados

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