La Caprina lascia la Cina: “Turchia meglio pure della Tunisia”

La Caprina lascia la Cina: “Turchia meglio pure della Tunisia”

Nearshoring: Turchia meglio della Cina. Matteo Bigon, sales manager di La Caprina ne è convinto dopo aver avuto esperienza con i due paesi. E spiega il perché in questa intervista. “Il problema non è il prezzo ma il disinteresse della gente verso l’abbigliamento” osserva lo stesso Bigon.

Cina, addio

La Caprina ha prodotto per anni le sue calzature in Cina. Ma quando la Cina è rimasta chiusa per colpa della pandemia da Covid, l’azienda ha cercato in fretta un’alternativa che potesse garantire un flusso produttivo simile. Dopo alcune valutazioni la scelta è ricaduta sulla Turchia. E in appena 6 mesi, il tempo di una stagione, il nearshoring è stato compiuto senza traumi. “Ora è molto meglio. La Turchia è più vicina. Non solo è più facile da controllare ma anche le relazioni sono più semplici. La produzione e le consegne sono veloci. E la mentalità turca è molto più vicina alla nostra” commenta Bigon. Ma i costi? “Ora sono più o meno simili perché quello cinese si è alzato molto. Se cerchi una produzione più a basso costo devi rivolgerti in Vietnam o in Sudafrica, due paesi dove il costo è più basso” commenta lo stesso sales manager dell’azienda con sede a Camponogara (Venezia). “L’unico problema ora è la burocrazia” conclude lo stesso Bigon.

 

 

Turchia meglio

“Perché la Turchia e non la Tunisia? Perché in Tunisia sono bravi ma sono più orientati verso la produzione di un singolo modello da 5.000 o 6.000 paia al giorno. Se hai quantità più piccole fai difficoltà a trovare un produttore tunisino che ti ascolta” osserva Bigon. Che sottolinea come invece in Turchia abbia trovato strutture produttive attrezzate, con personale volenteroso e disposto a fare sacrifici pur di lavorare. Anche in Turchia c’è il problema del ricambio generazionale tant’è che in diversi casi le aziende si contendono i dipendenti più esperti e bravi in alcune mansioni chiave.“Non è una questione di costi e di scarpa più cara o meno cara. La gente non spende più per comprarsi un vestito o un paio di scarpe nuove. Concepisce la spesa come un investimento emozionale. Ne è un esempio anche il mercato dell’auto” osserva Bigon. Secondo cui i dazi USA non cambieranno in maniera significativa il mercato mondiale della calzatura. (mv)

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