La scarpa marchigiana: sostenibilità per restare competitiva. Ma solo l’1,3% pensa di crescere nel 2017, dice EBAM

Negli ultimi cinque anni circa il 30% delle 3.863 aziende della filiera calzaturiera marchigiana ha investito in prodotti e tecnologie sostenibili: azzeramento dell’utilizzo di prodotti chimici nocivi, attenzione alla sicurezza dei processi e dei prodotti, garanzia della salute di lavoratori e consumatori. I numeri sono stati presentati da CNA Federmoda Marche e CNA Ascoli Piceno, che hanno sottolineato i vantaggi di quella che hanno definito “ecocompatibilità” in termini di vendite: il 28% delle imprese “green”, infatti, ha aumentato il fatturato. Secondo CNA, il calzaturificio del futuro dovrà, quindi, essere forzatamente attento alle tematiche ambientali, introducendo nuove figure professionali come il progettista di prodotti sostenibili e il responsabile della sicurezza chimica. Il tutto, per cercare di invertire il trend negativo del settore che, tra il 2009 e il 2016 nelle Marche ha perso 574 imprese della filiera pelle/calzature. Le previsioni, però, non sono rosee. Secondo EBAM, Ente Bilaterale Artigianato Marche, l’88,3% delle imprese calzaturiere prevede un primo semestre 2017 all’insegna della stabilità, mentre il 10,4% ritiene di diminuire la produzione e solo l’1,3% conta di aumentarla. (mv)

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