L’export calzaturiero del Vietnam va a gonfie vele. Ma fino a quando? Il settore ora ha paura. L’accordo con gli USA, che ha gettato il settore nell’incertezza, è vantaggioso o no? L’industria calzaturiera locale definisce le priorità strategiche per essere competitiva nei prossimi anni.
I risultati nel 2024
Nel 2024 l’export vietnamita di calzature in pelle ha generato un fatturato di 26 miliardi di dollari, +10% rispetto al 2023. Un trend che è proseguito nel primo semestre 2025: 12 miliardi di dollari esportati, con +10,1% su base annua. Mentre pelletteria, valigie e ombrelli hanno segnato un valore di 2,2 miliardi di dollari, +11,6%. Il Vietnam ha sfruttato i vantaggi tariffari previsti da 16 accordi di libero scambio (FTA) con i principali mercati. Ma ha anche fatto leva sul costo del lavoro, dove i salari mensili medi sono compresi tra 181 e 200 dollari. L’obiettivo per il 2025 è confermare una crescita delle esportazioni del 10% per arrivare a fine anno raggiungendo 29 miliardi.
Ma il Vietnam ora ha paura
Gli USA restano il principale mercato di sbocco: 8,3 miliardi di dollari, +15,6%. Finora, però, il dazio alla dogana statunitense sul prodotto di importazione vietnamita era del 10%. L’amministrazione Trump ha appena annunciato un accordo col Vietnam che prevede un’aliquota tariffaria generalizzata del 20% (molto inferiore alla minaccia iniziale del 46%). L’accordo prevede anche un’aliquota del 40% sulle merci “trasbordate”, o triangolate, attraverso il Vietnam. Che significa in termini pratici “trasbordo” non è stato ancora definito. “Per i prodotti che hanno materiali provenienti dalla Cina ma fabbricati in Vietnam, qual è la tariffa per esportare negli Stati Uniti? Il 20%, il 30% o il 35%?”, si chiede Tran Nhu Tung, presidente di Thanh Cong Garment, al Financial Times. E questo fa un enorme differenza. Tra l’altro le aziende vietnamite aspettano di sapere se l’accordo concluso è vantaggioso o meno rispetto alle condizioni applicate dagli USA verso gli altri Paesi.
Le priorità
Il Vietnam Investment Review riporta le priorità dell’industria calzaturiera locale per restare competitiva, al di là dei dazi. Tra i punti ci sono gli investimenti in formazione (in particolare nel marketing e design), la trasformazione digitale, la tecnologia per migliorare la tracciabilità dei prodotti e la trasparenza delle informazioni. In più, lo sviluppo di una catena di approvvigionamento nazionale più resiliente anche attraverso la costruzione di parchi industriali specializzati. Infine, la riduzione dell’import di materiali e lo sfruttamento delle tariffe preferenziali previste dagli accordi di libero scambio. (mv)
Foto d’archivio
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