Il caos da trade war della filiera produttiva globale. I marchi stanno cercando di lasciare la Cina a favore di Paesi alternativi (che, intanto, aumentano i loro prezzi). Mentre c’è anche chi importa negli USA etichettando merce di origine cinese come made in Vietnam per sfuggire ai dazi.
Obiettivo: lasciare la Cina
Edward Rosenfeld, CEO di Steve Madden, ha spiegato come nel prossimo autunno la produzione di calzature dei marchi Steve Madden e Dolce Vita “sarà praticamente nulla in Cina”. Il gruppo si affiderà a fornitori da Cambogia, Vietnam, Messico e Brasile. Con quali conseguenze? Che le consegne saranno posticipate di 30-45 giorni e che gli utili diminuiranno. Dato che tutti cercano di trasferire la produzione dalla Cina verso altri Paesi, qui si assiste già all’aumento dei prezzi fino al 10-15%, ha evidenziato Rosenfeld. A suo dire, riporta Footwear News, Messico e Brasile hanno acquisito maggiore importanza nella supply chain. Lo stesso CEO ha detto come l’80% di approvvigionamento dalla Cina di Kurt Geiger rappresenti un problema. “Vedrete che questa percentuale scenderà significativamente entro la primavera del 2026”.
Le triangolazioni
Evidentemente Rosenfeld ha parlato a nome di tantissimi marchi che stanno cercando di sfuggire ai dazi riallocando la propria supply chain. Soprattutto in Vietnam. Lo dicono i numeri. Le esportazioni del Vietnam verso gli Stati Uniti sono salite del 34% ad aprile. Nello stesso mese si è registrato un aumento delle importazioni di beni made in China in Vietnam di circa il 31%. Washington ha apertamente accusato le aziende cinesi di utilizzare il Vietnam come hub di trasbordo per eludere i dazi. E ha promesso controlli più rigorosi alla dogana. (fonte Sourcing Journal). Anche i marchi cercano di prendere tempo attraverso un maggiore utilizzo dei magazzini doganali e delle zone di libero scambio (FTZ). Entrambe le opzioni permettono alle aziende di rinviare il pagamento dei dazi, mantenendo i beni importati sul suolo statunitense.
Il Brasile
Anche il Brasile è un vincitore della guerra dei dazi. Da gennaio a marzo l’industria calzaturiera brasiliana ha creato 9.100 nuovi posti di lavoro in più rispetto allo stesso trimestre 2024. (fonte Abicalçados) Ma la guerra tariffaria non crea solo nuove opportunità ma sta provocando un “dumping” di calzature cinesi nel retail brasiliano. Lo ha sottolineato il CEO di Abicalçados, Haroldo Ferreira. (mv)
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