La virtù della scarpa spagnola, che resiste grazie al prezzo competitivo: del lavoro e del prodotto

In Spagna, la calzatura riesce ad offrire posti di lavoro grazie all’export. Nello specifico: il settore riesce a essere competitivo per i prezzi che può praticare, grazie a un costo del lavoro ridotto. E nell’offerta di occasioni professionali, in Spagna, la calzatura va meglio dell’abbigliamento. Nell’industria della moda, infatti, sono andati in fumo 34.000 posti di lavoro dal 2008, il 19,2% della sua forza lavoro. Il settore delle calzature, però, è stato l’unico che è riuscito a salvarsi e tornare ai livelli del 2008. Secondo quanto riportato dal sito Modaes, l’industria calzaturiera spagnola ha chiuso il 2018 con 45.231 lavoratori in mobilità, lo 0,3% in meno rispetto all’anno precedente. Nel 2008 e 2009, il settore ha vissuto la stessa crisi dell’abbigliamento, però, è riuscito prima a resistere (dal 2010 al 2013) e poi a recuperare gradualmente. Come? Grazie ai costi di produzione competitivi che hanno frenato il trasferimento della produzione nel Far East. Il distretto di Elche (Alicante) è la punta di diamante di questo trend. A fronte di un costo del lavoro contenuto, l’export ne ha beneficiato, perché il prezzo spagnolo al paio continua a essere molto competitivo sul mercato, anche se negli ultimi anni c’è stato un leggero, costante incremento. Nel 2017, il prezzo medio di un paio di scarpe spagnole vendute all’estero è stato di 16,43 euro, più basso dei 18,5 euro della media europea e ben lontano dai 41,96 euro delle scarpe italiane, le più costose in Europa. (mv)

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