Lion Shoes: l’Iva (60.000 euro) è da ripagare. Paolo Nacci: “Se non è una frode questa…”

È confermato, Lion Shoes (nella foto, una recente collezione) dovrà pagare nuovamente l’Iva a causa di uno spedizioniere in fallimento. 60.000 euro per due, dunque. “La legge è questa, siamo obbligati in solido e riteniamo che sia una grande ingiustizia, ma l’avvocato ci ha confermato che la sentenza fa giurisprudenza già dal ’94”, dice il titolare Paolo Nacci. Come racconta l’imprenditore, lo spedizioniere, al quale si erano affidati per il rientro in Italia di merce inviata a una lavorazione in conto terzi in Tunisia, non aveva versato l’Iva anche se regolarmente pagata dall’azienda da un anno e mezzo. La merce era stata sdoganata grazie a una fideiussione fatta attraverso una società assicurativa e ora il garante si è rivalso sulla Lion Shoes. “Non so se siamo stati sfortunati o vittime di una truffa – commenta Nacci – perché può anche essere che lo spedizioniere prenda i soldi e non li versi alla dogana essendo in difficoltà in quel momento, ma che lo faccia per due anni di seguito, se non è una frode non so come altro chiamarla”. Altre aziende del Comprensorio sono incappate in situazioni simili (ancora non se ne conoscono i nomi), anche per questo Nacci vuole portare la questione all’attenzione delle istituzioni attraverso il Consorzio Toscana Manifatture, del quale è presidente: “In momenti difficili come questo non dovrebbe esistere una cosa del genere. La situazione ha tutte le sembianze dell’iniquo”. (mvg)

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