Lucana Calzature, giallo sulla riconversione

Dopo circa 12 anni di inattività, sembrava tutto pronto perché la ex Lucana Calzature di Maratea, sulla costa tirrenica, potesse tornare a dare lavoro a oltre 160 persone, grazie ad Alta Sartoria Italiana, società che ha vinto il bando per un investimento complessivo di più di 12 milioni di euro, di cui la metà di contributi pubblici a fondo perduto. Invece, secondo la Cribis D&B (compagnia di credit rating specializzata nella business information), quest’azienda si sarebbe finora occupata della sola commercializzazione di capi di abbigliamento e accessori, senza alcuna esperienza nella produzione. Inoltre, Alta Sartoria Italiana sarebbe esposta a un elevato rischio insolvenza, tanto da rendere opportuna da parte della Regione Basilicata, che si appresta a concedere sei milioni di euro di finanziamento, la concessione di un fido piuttosto basso. Dall’accertamento Cribis datato 24 marzo 2014 ed elaborato sui dati aziendali del 2012, il capitale sociale sarebbe pari a 180mila euro, lo stato patrimoniale 185mila euro, il fatturato 468mila euro, con un passivo di quasi 600mila euro e tre soli dipendenti a libro paga. In più, come denunciato dal consigliere regionale Ferrara, “il fabbricato della ex Lucana Calzature non risulta accatastato”. L’azienda ha replicato spiegando che: “Alta Sartoria Italiana sottolinea di aver sempre ed esclusivamente realizzato capi “su misura” cuciti a mano e non ha mai ha mai commercializzato all’ingrosso alcunché”. Riguardo alle valutazioni finanziarie spiega che: “Le stesse fanno riferimento ad una società di fatto neo costituita come peraltro previsto dal bando regionale”. Mentre, per quanto riguarda il capitale sociale, “esso è detenuto solo da 4 persone fisiche. Nella Spa non esiste alcuna partecipazione azionaria da parte di compagnie alberghiere né direttamente né indirettamente e i dipendenti non sono 3 ma 16”. (mc)

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