Nike (per ora) conferma Yue Yuen

A Nike lo sciopero dei dipendenti Yue Yuen ha fatto storcere il naso. Mark Parker, Ceo della multinazionale americana, per ora non ha seguito le orme di Adidas (spostamento della pruduzione), ma ha dichiarato che “decideremo se assumere posizione” sulla violazione delle norme contrattuali riscontrate nelle otto fabbriche di Guangdong di proprietà della società taiwanese. “Siamo in contatto con Yue Yuen e con gli operai, non abbiamo spostato la manifattura, ma lo stiamo considerando”. Secondo le leggi cinesi, i datori di lavoro debbono versare i contributi mensilmente all’ente previdenziale statale, ma non è raro che i datori di lavoro non lo facciano, come conferma He Gaochao, professore di diritto alla Sun Yat-sen University: “Risulta essere un dato comune che alcune aziende straniere abbiano il sostegno dei governi locali quando omettono i pagamenti, questo per incoraggiare investimenti nell’area”. Li Zhongze, portavoce del ministero cinese delle Risorse Umane e della Previdenza Sociale, ha confermato venerdì che è stato dato incarico di effettuare un’accurata ispezione dei versamenti previsti dalle aziende e che verranno studiati sistemi che consentiranno agli operai di avanzare le richieste contrattuali attraverso canali idonei senza dovere ricorrere allo sciopero. Alcuni scioperanti hanno infatti portato prove concrete relative ad alcuni manifatturieri i cui dipendenti si sono ritrovati con pensioni molto inferiori a quelle garantite. Il 99% degli operai Yue Yuen è oggi al lavoro dopo le proteste iniziate il 5 aprile e sfociate nell’astensione dal lavoro dei 40 mila dipendenti, sciopero durato 16 giorni. (pt)

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