Conceria a confronto nel 2025. Se il Portogallo corre, il Messico cede. Il primo ha infatti registrato una crescita notevole delle esportazioni. Il secondo (soprattutto nello stato di Guanajuato) vive un calo dovuto alla concorrenza dei materiali alternativi e una riduzione degli ordini del settore automobilistico. Due facce di un comparto che deve reinventarsi per sopravvivere.
Il Portogallo corre
Le concerie portoghesi hanno registrato un incremento del 5,8% nelle esportazioni fino a settembre 2025, raggiungendo un valore complessivo di 81 milioni di euro. I principali mercati restano Spagna, Italia e Francia, con performance differenziate. Calo del 4,6% verso Madrid, crescita dell’8,7% verso Roma e un balzo del 31,2% verso Parigi. Secondo l’ufficio studi di APICCAPS, “questa performance riflette la ripresa della domanda esterna e gli sforzi continui per modernizzare la produzione e adattarsi ai requisiti globali di qualità e sostenibilità”. Il comparto ha saputo comunque mantenere standard elevati e conformarsi alle normative europee, rafforzando la propria immagine di affidabilità. La strategia non si limita alle esportazioni. APICCAPS ha infatti avviato campagne per valorizzare la pelle come materia prima durevole e nobile, sottolineando che si tratta di un sottoprodotto dell’industria alimentare. Come ha ribadito il presidente Luís Onofre “la pelle è senza dubbio la migliore materia prima sul mercato”. Parallelamente, progetti come BioShoes4All puntano a rendere più sostenibili i processi di concia e preparazione, confermando la volontà di un settore che non vuole restare ancorato al passato ma guardare al futuro.
Soffre Guanajuato
In Messico, invece, la situazione è opposta. A Guanajuato la produzione di pelle è scesa del 30% rispetto al 2024. Vicente Lahud Martínez, presidente della CICUR, ammette: “È stato un anno difficile per le nostre aziende e, a causa di una grave crisi degli ordini, abbiamo dovuto ridurre la produzione. Stimo che siamo circa il 30% in meno rispetto all’anno scorso”. Come riporta la stampa locale, il settore automobilistico non ha garantito il sostegno atteso, mentre la percezione ambientale negativa e l’avanzata dei materiali alternativi hanno ridotto ulteriormente la domanda. La crisi pesa di più sulle aziende grandi e organizzate, mentre l’economia informale, quella composta da aziende micro o piccole imprese, che in Messico è oltre la metà, continua a reggere l’urto. La CICUR (Cámara de la Industria de Curtiduría del Estado de Guanajuato) conta 130 aziende affiliate, responsabili dell’80% della produzione del paese.
Foto APICCAPS
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