Anche i conciatori francesi contro la “pelle vegana”: “Ça n’existe pas!” dice il loro presidente, Jérôme Verdier

Lapalissiano, ma fino a un certo punto. I conciatori italiani, rappresentati da UNIC, sono anni ormai che lottano con forza perché la parola “pelle” non sia utilizzata a sproposito, in particolare da griffe (anche di altissimo livello) e non solo che fregano i consumatori vendendogli articoli in materiali sintetici, definendoli però “ecopelle”. Il concetto va ribadito fino alla nausea e ben vengano, dunque, le parole di Jérôme Verdier, titolare di Mégisserie Alran e presidente della Fédération Française de la Tannerie Mégisserie. Verdier ha messo nero su bianco una considerazione che, nella sua ovvietà, vale la pena ribadire e sottolineare: “Le cuir vegan, ça n’existe pas!”. Tradotto: “La pelle vegana, non esiste!”. Il riferimento è alle tante presunte alternative che utilizzando fonti varie ed eventuali (vegetali, non ultimi funghi e ananas, o plastiche) tentano di ottenere qualcosa che ricordi la pelle e, soprattutto, usano la parola “pelle” o “cuoio” per definirsi. Dice Verdier: “La pelle è una spoglia animale trasformata in materiale utilizzabile in vari settori grazie a un savoir-faire storico e la conceria è la più antica industria che recupera e valorizza uno scarto. Un bovino è allevato per la sua carne e, anche se i consumi e le macellazioni diminuiranno, la produzione di pelli e cuoio continuerà”.

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