Avrebbe addebitato somme non dovute sul conto dell’azienda e per questo è stata condannata a risarcire 78.000 euro. Sono le accuse rivolte a un istituto di credito veneto, ora assorbito in un altro gruppo bancario, al quale una conceria di Arzignano ha contestato nel giugno 2009 l’addebitamento improprio di commissioni di massimo scoperto, interessi anatossici e spese varie. Pochi mesi più tardi, a settembre, la banca si era mossa a sua volta per le vie legali, presentando una richiesta di ingiunzione di pagamento nei confronti dell’azienda vicentina e ottenendo un decreto che disponeva il versamento da parte di quest’ultima di circa 230.000 euro. “Ci siamo opposti al decreto, evidenziando che l’istituto bancario si era mosso solamente dopo che noi l’avevamo citato in giudizio” spiega l’avvocato Enrico Vitacchio, dell’omonimo studio di Schio, legale della conceria. “Il Tribunale, con sentenza definitiva, ha accolto l’opposizione dell’azienda e ha revocato l’ingiunzione” aggiunge l’avvocato. Parallelamente la vicenda giudiziaria avviata dalla conceria ha proseguito il suo iter e lo scorso aprile il Tribunale ha condannato l’istituto di credito quale debitore della conceria. “Tuttavia la banca non versava quanto dovuto – riprende l’avvocato Vitacchio – per cui ci siamo trovati costretti a procedere con un pignoramento delle somme di denaro”. Solo a questo punto, anche a conclusione del processo di riorganizzazione interno, l’istituto ha consegnato gli assegni all’ufficiale giudiziario del Tribunale.
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