Continua lo stato di agitazione nelle concerie bengalesi. Sabato 15 marzo nel distretto conciario di Savar (Dhaka) gli operai hanno incrociato le braccia dalle 8 alle 12.30 per chiedere al governo l’immediata attuazione del salario minimo. I lavoratori delle concerie ricordano come in altri settori industriali il salario minimo sia stato concesso subito dopo l’annuncio del governo, mentre i proprietari delle concerie non hanno ancora adempiuto. Anzi in alcuni casi, come segnalato dagli operai in protesta, i pagamenti degli stipendi sono in ritardo, in pieno Ramadan.
Lo stato di agitazione
Lo stipendio minimo fissato dal governo bengalese per il settore conciario è di 18.001 taka al mese, pari circa a 136 euro: “Se i proprietari delle fabbriche implementassero la struttura salariale a cinque livelli annunciata dal governo, torneremmo al lavoro. Ma se le nostre richieste non venissero soddisfatte – dicono gli operai in sciopero alla stampa locale – non avremmo altra scelta che intensificare le proteste”. Sakhawat Ullah, segretario generale della Bangladesh Tanners’ Association e direttore della Salma Tannery ha spiegato che le trattative sono in corso e che gli operai erano a conoscenza delle interlocuzioni con i sindacati. Ciononostante, hanno scioperato comunque.
Le altre rivendicazioni
Da segnalare come non ci sono in ballo solo le rivendicazioni sul salario: gli operai della concia bengalese chiedono di veder applicate le leggi sul lavoro e di porre fine alla pratica di assumere lavoratori temporanei per lavori permanenti. Non solo. Vogliono l’abolizione dei contraenti illegali che agiscono da intermediari nel reclutamento, la protezione contro i licenziamenti ingiusti e una maggiore trasparenza e responsabilità nelle ispezioni in conceria da parte delle autorità. (aa)
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