Brasile, l’allarme: “Ci boicottano la pelle”. Ma non è proprio così

La carne brasiliana vola: a ottobre l’export è da record

Per diradare i dubbi, è dovuto intervenire lo stesso presidente Jair Bolsonar, che su Twitter scrive: “L’export (della pelle, ndr) continua normalmente”. Ma quella che si è scatenata sulla concia brasiliana è una vera e propria tempesta mediatica. Perché lo scoop di Folha de Sao Paulo, che per primo ha lanciato la notizia di 18 brand (per lo più facenti capo al gruppo statunitense VF Corp) pronti a rinunciare alla pelle verde-oro in reazione agli incendi che da giorni aggrediscono il Paese, è stata ripresa dalla stampa mondiale. Facendo pensare a una campagna di boicottaggio su larga scala che, però, in questi termini non esiste.

La fuga di notizie
Folha de Sao Paulo è entrata in possesso di una comunicazione di CICB, la sigla che rappresenta le concerie del gigante sudamericano, al Ministero dell’Agricoltura, dove si fa riferimento alle segnalazioni di alcune aziende associate, secondo le quali 18 marchi si sarebbero detti decisi a non effettuare nuovi ordini di pelle. Perché? Per la questione degli incendi, come dicevamo.

Il chiarimento
Fermi tutti: non si tratta, però, del lancio di una campagna di boicottaggio. Fernando Bello, presidente esecutivo di CICB, spiega alla stessa Folha de Sao Paulo che i 18 marchi non hanno cancellato ordini già fatti, ma chiesto alle concerie ulteriori garanzie di tracciabilità del prodotto. I brand, dunque, non intendono praticare una sorta di azione di sabotaggio, ma chiedono ai fornitori, prima di eseguire nuovi ordini, di certificare che i pellami non siano correlati agli incendi che coinvolgono il Brasile.

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