Il Comitato Internazionale dell’Area Pelle (GLCC) sprona l’UE: “Serve il regolamento per la difesa del termine”

E ora la comunità Europea si dia una mossa. Dal momento che l’esperienza insegna che “solo la normativa sulla definizione della pelle evita descrizioni commerciali false e tendenziose, protegge i brand dalla concorrenza sleale e difende il consumatore in caso di contenziosi per pratiche ingannevoli”, è bene che Bruxelles approvi un Regolamento che definisca cosa si può chiamare pelle (i materiali derivanti da spoglie animali) e cosa no. Una mossa che possa ripetere il successo della direttiva sull’etichettatura della Calzatura e che spinga il governo degli Stati Uniti a rivedere le sue Linee Guida sulla pelle. È un incitamento alla Comunità Europea il senso della lettera pubblicata il 27 settembre da Global Leather Coordination Committee (GLCC), l’associazione che riunisce ICT (International Council of Tanners), ICHSLTA (International Council of Hides, Skins and Leather Traders) e IULCTS (International Union of Leather Technologists and Chemist Societies). La cornice è quella che, purtroppo, conosciamo fin troppo bene: il mare magnum di definizioni accattivanti per materiali sintetici che imitano l’estetica della pelle ma non sono pelle, il caos di informazioni pubblicitarie che rendono incomprensibile per il grande pubblico comprendere che significhino sostenibilità e il prefisso eco, i toni aggressivi che, per promuovere certi tessuti, delegittimano la conceria. “Con queste pratiche la buona reputazione della pelle è progressivamente sminuita da affaristi senza scrupoli, compromettendo la percezione del pubblico per la pelle stessa, con gravi danni di mercato”, commenta GLCC, che al tema della difesa della pelle aveva dedicato l’ultimo incontro di Shanghai. Il comitato nel suo comunicato riconosce la bontà degli interventi tenuti dalle associazioni di categoria in tutto il mondo. Tra queste anche Cotance per lo sforzo di armonizzazione dei regolamenti a livello europeo. All’interno di Cotance opera UNIC (Unione Nazionale Industria Conciaria), che si batte in Italia contro gli usi illegittimi del termine pelle e che impiega il proprio ufficio legale in difesa dei marchi Vero Cuoio e Vera Pelle. Tra i risultati più significativi raggiunti dall’associazione confindustriale nell’ultimo anno, il ritiro della definizione Wineleather per il tessuto ricavato dalla vinaccia e la collaborazione con le Fiamme Gialle friulane nella lotta alla contraffazione in dogana.

 

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