“La proposta della Commissione UE di modifica dell’EUDR è l’ennesima profondissima delusione che dobbiamo patire da Bruxelles”. Fabrizio Nuti, presidente di UNIC – Concerie Italiane, non nasconde il disappunto per il dietrofront della Commissione sul regolamento anti-deforestazione: le assicurazioni di rinvio e semplificazione sono state a dir poco disattese. “La Commissione smentisce sé stessa – è il commento che Nuti (in foto) affida a una nota –, dato che un mese fa la Commissaria per l’Ambiente aveva dichiarato pubblicamente che l’entrata in applicazione del Regolamento sarebbe stata posticipata di un anno. Adesso viene proposto un allungamento di soli 6 mesi e solo per le micro e piccole imprese. Evidentemente non si rendono conto che le imprese hanno bisogno di certezze, soprattutto sul piano normativo, per poter programmare il proprio lavoro”.
L’ennesima delusione
Un cambio di cronoprogramma del genere, tanto imprevisto quanto indesiderato, per le imprese non è un danno solo formale, ma sostanziale. “In queste ultime settimane, sull’onda dell’annuncio di settembre – continua il presidente di UNIC – sono stati firmati contratti di acquisto pelli che prevedono consegne nel 2026 e che ora dovranno essere rivisti per valutate la conformità ai severi ed inutili requisiti richiesti dall’EUDR per i nostri prodotti. E l’annuncio che non verranno effettuati controlli ed elevate sanzioni nel primo semestre dell’anno prossimo suona come una beffa. Perché? Noi non vogliamo lavorare in un limbo di legalità, anche se questo limbo non solo viene accettato ma addirittura promosso dalle autorità europee, che è paradossale”.
La semplificazione
Anche la promessa di semplificazione si è risolta in un flop. “Il vero problema per noi è il reperimento dei dati di geolocalizzazione ed è un problema che rimane comunque – tuona Nuti –. Le modifiche proposte non sono assolutamente sufficienti. Continuano a mantenere le pelli nel Regolamento e già questo, lo sappiamo, non ha senso nella lotta alla deforestazione. In più, chiedevamo, e chiediamo, l’eliminazione dell’obbligo di geolocalizzazione degli operatori della filiera di approvvigionamento, oltremodo inutile se il Paese di origine è considerato a basso rischio, e invece questo obbligo rimane, per tutti i Paesi. Vengono solo previste delle semplificazioni per le produzioni europee, ma acuiscono la differenza di trattamento con le produzioni extra europee e rappresentano un aumento della barriera protezionistica che scaturirà in conseguenza della norma. Scelta non certo felice in un momento in cui assistiamo a un proliferare di guerre commerciali in giro per il mondo”.
UNIC non si arrende
“Insomma – conclude –, la Commissione, probabilmente vittima dei corto circuiti politici in atto a Bruxelles, si è dimostrata ancora una volta inaffidabile, disinteressata alle problematiche delle industrie europee e alle conseguenze economiche e sociali delle proprie decisioni. Noi, comunque, non ci arrendiamo e continueremo la nostra battaglia per una modifica sensata del Regolamento”.
Leggi anche:
- Con l’EUDR la Commissione ci ha già fatto lo scherzo di Halloween
- La Commissione si smentisce: EUDR in vigore già dal 2026
- Il governo all’UE: “Si escluda la pelle o si semplifichi molto l’EUDR”
- UNIC a Roma per discutere di EUDR con il presidente del Paraguay
- UNIC, missione in Brasile e Paraguay per parlare di tracciabilità