I dazi di Trump costano al Brasile. La filiera calzaturiera potrebbe perdere fino a 20.000 posti di lavoro. Per la concia brasiliana è una doppia perdita: alla riduzione degli acquisti dei clienti USA subentra il calo delle vendite verso i calzaturifici brasiliani che esportano negli USA. Ecco le reazioni.
I dazi di Trump costano
Nel 2024, il Brasile ha spedito pelli negli Stati Uniti per un valore di 166,8 milioni di dollari, ma dal 6 agosto le autorità statunitensi applicano un dazio del 50% su queste esportazioni. Nelle settimane precedenti l’entrata in vigore dell’aliquota, le concerie brasiliane hanno spedito le merci per evitare i dazi. Ora le concerie brasiliane segnalano un’interruzione delle trattative con gli importatori statunitensi per vendite che normalmente fruttano 200 milioni di dollari all’anno. José Fernando Bello, CEO del Centro brasiliano dell’industria conciaria (CICB), ha dichiarato a Valor che il settore è molto preoccupato per l’impatto dei dazi. “Questo è un duro colpo per noi. Gli Stati Uniti sono il nostro secondo cliente. È un mercato per cui abbiamo lottato duramente, con rigorosi standard tecnici e qualitativi, e non vogliamo perderlo. Faremo tutto il possibile per mantenerlo”. Lo stesso Bello ha evidenziato come l’industria conciaria locale deve affrontare una “doppia perdita”. Oltre al calo delle commesse dei clienti USA, c’è quello dei calzaturifici brasiliani, molti dei quali esportano negli USA.
Le perdite
Nel 2024, il Brasile ha spedito negli Stati Uniti 10,28 milioni di paia di scarpe, generando un valore di 216,3 milioni di dollari, confermando gli USA come principale mercato di riferimento. Ovvero il 20% dell’export complessivo del Brasile. Secondo un sondaggio condotto dall’associazione brasiliana dell’industria Calzaturiera (Abicalçados), quasi l’80% delle aziende esportatrici intervistate segnala impatti dovuti al dazio del 50%. Haroldo Ferreira, CEO di Abicalçados, evidenzia ritardi o interruzioni nelle trattative, calo del fatturato e cancellazioni di ordini, compresi quelli completati e pronti per la spedizione o in produzione. L’associazione stima una perdita di circa 8.000 posti di lavoro diretti nel settore. Considerando l’intera filiera produttiva, l’industria rischia di perdere fino a 20.000 posti di lavoro. “Stimiamo un calo del 9% delle esportazioni nei prossimi 12 mesi, un riflesso diretto delle spedizioni verso gli Stati Uniti”, lamenta Ferreira. (mv)
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