“Si escluda la pelle o si semplifichi molto l’EUDR”. Perché gli obblighi imposti dal regolamento anti-Deforestazione sono un onere gravoso e, in moltissimi casi, inattuabile per le concerie italiane e comunitarie. E perché rappresentano, per di più, un onere non dovuto, dal momento che la pelle non è un driver della deforestazione. Si può sintetizzare così la missiva che Antonio Tajani, vice-presidente del Consiglio dei Ministri e ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI), ha scritto a Ursula von der Leyen (presidente della Commissione Europea) e Maroš Šefčovič (commissario per il Commercio). L’EUDR entra in applicazione nel 2026 e c’è ancora tempo per modificare il Regolamento, compresa la lista dei prodotti per cui si deve applicare.
“Si escluda la pelle o si semplifichi molto l’EUDR”
L’esclusione della pelle dall’EUDR, scrive Tajani (in foto, Imagoeconomica), è “una questione esistenziale” per l’industria conciaria, che in Italia “dà lavoro a 18.000 addetti” e che “rappresenta circa il 65% del settore europeo”. L’EUDR prevede che gli operatori di pelli bovine (a ogni stadio di lavorazione) debbano “geolocalizzare gli allevamenti considerando l’intero ciclo di vita dell’animale, dalla nascita alla macellazione”. Un onere insostenibile per la semplice ragione che si tratta di informazioni che gli stessi fornitori (specie gli extra-europei) delle concerie non sono in grado di raccogliere e di fornire in maniera certificata entro la fine dell’anno. Un “onere superfluo”, dal momento che la pelle non è un driver di deforestazione (come ha dimostrato anche la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa). Un assist alle manifatture extra-europee e un invito a delocalizzare quelle europee. Perché? Il regolamento consente alle stesse pelli, una volta trasformate in articolo finito fuori dal perimetro dell’UE, di entrare senza alcun onere nel mercato unico.
Le ragioni per intervenire
Il ministro Tajani, dunque, si è fatto carico dell’urgenza della concia italiana: vedere la pelle espunta dall’Allegato I o, per lo meno, alleggerita dall’obbligo di geolocalizzazione per le pelli provenienti da Paesi considerati a basso rischio. La missiva segue l’incontro del 16 giugno, quando il titolare del MAECI ha incontrato Fabrizio Nuti e Piero Rosati, rispettivamente presidente e vicepresidente di UNIC – Concerie Italiane, con una delegazione di amministratori locali, per un incontro proprio sui rischi per l’industria conciaria derivanti dall’EUDR.
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