“Il mercato è cambiato e fare pelli finite in Uruguay è dura”

“Il mercato è cambiato e fare pelli finite in Uruguay è dura”

Di sicuro è “impossibile che si torni oggi, in questo contesto mondiale, ai volumi produttivi del passato”. Ma la cornice degli eventi mette in discussione che sia possibile continuare a produrre pelli finite in Uruguay. L’incontro dei vertici della conceria Paycueros con la Commissione Lavoro del Senato di Montevideo è stato a dir poco agrodolce. L’azienda ha confermato l’impegno a mantenere le attività, ma nella consapevolezza che andranno ridimensionate in proporzione a un mercato che si è fatto più piccolo.

 

 

Non è scontato fare pelli finite in Uruguay

La notizia positiva, scrive la stampa locale, è che Paycueros terrà “attivo l’impianto”. Ma solo “per il mercato regionale”. Già, perché tra le tante criticità della congiuntura (la domanda genericamente in calo e contesa dalle alternative sintetiche) spicca la perdita della clientela asiatica. In parte perché, riconoscono i conciatori uruguagi, perché sono aumentate le competenze dei concorrenti orientali. Ma anche perché i clienti ora “chiedono consegne in 15/20 giorni”, condizione molto difficile da rispettare quando si spedisce dal Sud America. È questo a preoccupare Paycueros: non ci sono prospettive di ripresa degli affari entro la fine dell’anno e nel medio termine è a rischio la possibilità stessa di continuare a fare pelli finite.

Foto d’archivio delle agitazioni sindacali in Paycueros

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