In cerca di risposte cinesi (e non solo): apre a Hong Kong APLF35, tra attese congiunturali e certezze di prodotto

APLF Hong Kong taglia il traguardo del 35esimo anno accogliendo 813 espositori da 23 Paesi con la consapevolezza, come ha spiegato il direttore della manifestazione, Michael Duck, “che il 2018 è stato un anno di profondi cambiamenti per l’industria della pelle, per molteplici ragioni”. Quali? La “lentezza della domanda calzaturiera” e “la sofferenza dei conciatori dovuta alla riduzione di volumi e del prezzo, nonché al calo, per la prima volta in due decenni, del mercato dell’auto in Cina”. Problemi accentuati dalle preoccupazioni legate “alle tensioni commerciali tra Cina e USA” e parzialmente mitigate dal successo delle grandi multinazionali del lusso che “con i loro eccellenti risultati trainano il settore degli accessori”. Il solito ritornello, ma non potrebbe essere altrimenti, visto che la globalizzazione dei mercati è pari alla globalizzazione di ogni problematica. Risultato: “Inizio piuttosto fiacco”, ci dice un operatore della materia prima a cui fa eco il commerciale di una conceria veneta: “Gente ce n’è, ma a fare cosa?”. Prova a rispondere Aldo Donati di Ausonia: “La verità è che APLF è iniziata in modo piuttosto freddo, ma non potrebbe essere altrimenti. I nostri clienti cinesi non hanno smesso di essere interessati ai nostri articoli, ma continuano a dirci che stanno aspettando. Cosa? Dagli Stati Uniti, di avere certezze sulla questione dei dazi. Quindi arrivano, campionano, ma poi si fermano perché attendono la conferma dell’ordine. Che molto spesso, in questi mesi, non arriva”. Stand by dovuto a ragioni esogene al mercato, ma che possiede anche precise connotazioni congiunturali. Da Manifattura di Domodossola, Silvia Polli, spiega, infatti, che “per articoli particolari come i nostri, il mercato cinese risponde, in particolare per accessori come le cinture: notiamo, quindi, che i clienti ci sono, semmai comprano meno. Come in tutto il mondo, però”. Rimane il fatto, dice Iacopo Ceccatelli di Incas, che “il mercato di Pechino offre grandi opportunità. Siamo qui per rafforzare i rapporti con clienti che già abbiamo attivato e per trovarne di nuovi, proponendo articoli ben calibrati”. Quali? “Varianti al vegetale del nostro vitellino: naturale, artigianale, ma prodotto su scala industriale”. Sul fronte ovicaprino, dalla solofrana Gama (ad APLF per la prima volta), Gabriele Giarletta, conclude dicendo che “l’attenzione va sui laminati, molto vivaci, ma con una grandissima attenzione su prezzi e minimi di campionatura e ordini”. (lf)

In foto, lo stand della conceria Ausonia e l’area trend di APLF

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