India, fonte anonima ammette: concia stroncata per fini politici, “l’inquinamento di Kanpur è un caso creato ad arte”

Ancora contraddizioni per l'area pelle

“Non abbiamo imposto la chiusura delle concerie di Kanpur per questioni ambientali, anzi sono state alimentate campagne per creare ad arte allarme sociale intorno al tema. L’impatto dannoso delle aziende sulle acque del Gange, poi, è tutto da verificare, perché sono state comminate sanzioni anche in assenza di reali prove di inadempienze nel trattamento delle acque reflue o degli scarichi”. Sono queste le rivelazioni che un anonimo ufficiale dell’autorità per l’Ambiente dell’Uttar Pradesh concede alla testata indiana The Wire: il blocco delle operazioni nel distretto conciario dello stato, imposto a novembre in vista del Kumbh Mela ed effettivo ancora oggi, quando la festività induista è terminata da quasi due mesi, non ha un obiettivo ambientale, ma solo politico. Quale? Lo spiega a First Post Dali Rham, presidente di Bharatiya Dalit Panther, associazione che combatte l’organizzazione per caste della società indiana e tutela le fasce più deboli della popolazione. Dire che la chiusura delle concerie sia una forma di tutela del Gange “è ridicolo, dal momento che ci sono tante altre attività che inquinano il fiume”, sostiene. Il problema, allora, è che da quando a Nuova Delhi e in Uttar Pradesh governa il BJP, partito radicale induista, le autorità hanno voluto danneggiare la filiera della carne e della pelle per colpire “i Dalit (cioè i paria, la casta più umile del tradizionale sistema indiano, ndr) e i musulmani, che sono i primi a lavorarci”.

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