La filiera brasiliana a settembre regge almeno nei volumi d’export

La filiera brasiliana a settembre regge almeno nei volumi d’export

La scarpa avrebbe messo a segno risultati anche migliori, se non fosse stata zavorrata dai dazi trumpiani. La pelle, invece, continua lungo la parabola già delineata in estate, traendo una ragione di fiducia almeno dalla Cina. La filiera brasiliana a settembre archivia una stagione dell’export ancora in sofferenza.

La filiera brasiliana a settembre

Partiamo dall’export calzaturiero che, secondo l’associazione di riferimento Abicalçados, chiude il periodo gennaio-settembre su base annua con il +7,1% in volume (76,7 milioni di paia) e il fatturato in pari (736,4 milioni di dollari). A sostenere le vendite è stata la domanda latino-americana, che però predilige la calzatura economica in materiali sintetici (e questo spiega la differenza di risultati tra volume e valore). Gli Stati Uniti, che usualmente sono il primo mercato soprattutto per le calzature in pelle a maggior valore aggiunto, a settembre sono stati sorpassati dall’Argentina. Colpa della trade war: i dazi trumpiani, dicevamo, causano risultati negativi sia in volume (-23,5%) che in valore (-10,4%).

 

 

La prospettiva della concia

A settembre l’export della pelle brasiliana, calcola CICB sulla base dei dati SECEX, ha vissuto un rimbalzo positivo rispetto a mese precedente. Ma resta in area negativa in valore su base annua (-4,8%). Similmente il bilancio gennaio-settembre è in area negativa per l’11,8% per il fatturato estero e la superficie (-3,9%), ma in crescita solo in peso (+5%). Gli acquisti da Stati Uniti e Italia, chiosano dall’associazione brasiliana di riferimento, “risentono degli impatti geopolitici e tariffari, con un peggioramento rispetto all’indice cumulativo del mese precedente”. La nota di speranza, dicevamo in apertura, viene dalla Cina, che “recupera quote e migliora gli indici comparativi di valore e volume”.

Foto Shutterstock

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