Le parole d’ordine della pelle italiana per la ripartenza

Le parole d'ordine della pelle italiana per la ripartenza

Non basta più essere bravi, flessibili, o pronti al cambiamento. Oggi per restare sul mercato servono anche dati corretti, regole sensate e una politica che ascolti. È questo, in sintesi, il messaggio emerso dall’Assemblea Generale di UNIC – Concerie Italiane, svoltasi a Milano il 1° luglio. Il presidente Fabrizio Nuti ha ripercorso le trasformazioni del settore, ma soprattutto ha indicato i fronti su cui è urgente agire: la credibilità ambientale della pelle, la sovraregolamentazione europea, l’impatto del Regolamento Anti Deforestazione. I punti salienti della relazione nell’articolo “Resistenza/ripartenza: le parole d’ordine” raccontati nel numero di luglio del mensile La Conceria.

Le parole d’ordine della pelle

“Siamo sempre stati lungimiranti” ha detto Nuti. La concia italiana ha saputo interpretare i cambiamenti, innovare, crescere nei settori della moda, del lusso, dell’auto, dell’arredamento e dei trasporti, servendo anche il dinamismo asiatico con prodotti competitivi per qualità e prezzo. Ma oggi flessibilità e resilienza non bastano più, in un mercato debole e instabile. Il presidente ha poi denunciato l’uso di dati sbagliati nei report ambientali dei brand: l’indice Higg, ad esempio, attribuiva alla pelle un impatto ambientale poi corretto al ribasso del 70%. Dati errati che hanno spesso portato i marchi a scegliere materiali sintetici, derivati dal petrolio. Ai quali va opposta un’alternativa: “Acquistare meglio”.

 

 

Il fronte normativo

Altro fronte delicato è quello normativo. Oltre mille regolamenti europei in cinque anni hanno coinvolto il comparto. Da qui l’esigenza di rafforzare la presenza a Bruxelles con una nuova sede Cotance, centrale e simbolica, che diventi riferimento per tutta la filiera. Ma il nodo cruciale resta l’EUDR. “Negli ultimi 4 anni le mie energie sono state praticamente assorbite dal contrastare il Regolamento Anti Deforestazione, nella consapevolezza che, così come è stato scritto, senza che vi sia l’esclusione della pelle bovina o perlomeno una sostanziale semplificazione degli oneri burocratici, avrà effetti devastanti sul nostro settore” ha sottolineato Nuti. UNIC ha mobilitato legali, politici, aziende, e creato una piattaforma di risk assessment che verrà presentata a Lineapelle. A giugno l’incontro con il ministro degli esteri Antonio Tajani ha portato a una lettera urgente alla Commissione Europea per chiedere l’esclusione della pelle dal regolamento.

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