Mercati fermi e incertezza, la concia nella tempesta perfetta

Il 2025 non ha portato buone notizie per il comparto della pelle, italiano e internazionale. Dopo un 2023 difficile, la situazione resta critica tra domanda debole, produzione in calo e scambi internazionali in contrazione. Nessun segmento o destinazione d’uso si salva. Nemmeno l’Italia, storica eccellenza nel settore, è immune. E ora anche il Brasile, che sembrava un’eccezione, inizia a rallentare. È la concia nella tempesta perfetta, travolta da fattori economici, geopolitici e strutturali che ne compromettono stabilità e prospettive. Abbiamo tracciato il perimetro della crisi nella Cover Story “Una congiuntura di segno meno” sul numero di luglio del mensile La Conceria.

La concia nella tempesta perfetta

Nel panorama generale segnato da una profonda stagnazione, nel 2024 il Brasile era riuscito a distinguersi. La filiera conciaria brasiliana aveva chiuso l’anno con un aumento dell’export del 12,5%, raggiungendo 1,26 miliardi di dollari. Un risultato anomalo, ma positivo, che sembrava indicare una via diversa. Tuttavia, già a dicembre i primi segnali di cedimento erano evidenti: il calo mensile del 5,8% era stato un campanello d’allarme. Nei primi cinque mesi del 2025, infatti, anche il Brasile ha visto una contrazione della domanda, registrando una flessione del 10,5%. Segno che la crisi, ormai, è globale e non risparmia nessuno.

 

 

La situazione italiana

Anche la pelle italiana, colpita su tutti i fronti – moda, arredamento, automotive – continua a vivere una fase di grande difficoltà. I dati 2024 di UNIC – Concerie Italiane confermano il rallentamento trasversale del settore. La crisi è il risultato di una combinazione letale di fattori: conflitti internazionali, inflazione, instabilità geopolitica, ma anche mutamenti nei consumi. Il pubblico del lusso si mostra meno affezionato al prodotto fisico, preferendo esperienze, mentre l’alto di gamma fatica a trovare un equilibrio tra valore e prezzo. Neppure i grandi gruppi del lusso quotati in Borsa mostrano segnali di inversione di tendenza. Il 2025 si profila, nella migliore delle ipotesi, come un anno piatto. Intanto, anche i comparti dell’arredo – dopo il boom del 2020 – e dell’automotive, alle prese con crisi più profonde, non riescono a trainare la ripresa. È la “tempesta perfetta“. Profonda, persistente e con poche vie d’uscita.

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