Non è pelle. Il suo impatto non è chiaro. Global Leather Coordinating Committee contro Nike Flyleather

Sull’argomento, un paio di mesi fa, aveva detto la sua Cotance, la confederazione europea delle associazioni conciarie nazionali, sottolineando come Flyleather, il “nuovo” materiale sviluppato da Nike <rigenerando scarti e fibre di cuoio> e lanciato lo scorso settembre, giochi in modo scorretto con il termine “leather”, al punto da essere illegale in molti Paesi. Sulla questione, ora, torna in modo deciso GLCC (Global Leather Coordinating Committee), sigla che riunisce ICT (International Council of Tanners), ICHSLTA (International Council of Hides, Skins and Leather Traders Associations) e IULTCS (International Union of Leather Chemists and Technologists Societies). In un accurato e approfondito statement diffuso ieri, GLCC dice chiaro e tondo che “sebbene riteniamo siano benvenuti tutti i processi che permettano di recuperare in modo virtuoso e profittevole qualsiasi scarto della lavorazione delle pelli, ci vediamo costretti a chiarire che il materiale chiamato Flyleather non è pelle e che l’utilizzo di questo termine induce confusione e potrebbe essere ritenuto inappropriato e illegale in molti Paesi del mondo”. I membri di GLCC restano anche “poco convinti della impronta ambientale che Nike attribuisce a Flyleather, perché non risultano chiari i confini del sistema che Nike ha utilizzato per calcolarla”. Lapidaria la chiusura: “I calcoli di Nike sembrano non essere coerenti con una metodologia che renda possibile un valido confronto con la pelle”.

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